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La storia

Il 30 di giugno del 2002, si è svolto a Trisobbio un importante Convegno internazionale dal titolo: “Riscoprire Trisobbio”a cui ha fatto seguito la pubblicazione degliatti. Trisobbio è quasi sempre citato in tutti i testi storici o geografici che si occupano dell’Alto Monferrato, mai però come in questo prezioso volume degli Atti del Congresso l’antico borgo è stato studioto in modo così approfondito, riscoprendo appunto frammenti della sua storia ignorati o dimenticati nel quadro storico complessivo. La leggenda sul toponimo, ovvero l’origine del nome, vuole che Trisobbio sia stato fondato da tre famiglie di uomini sobri, fratelli di 7 uomini ebbri, fondatori di Strevi, da cui Tres Sobri. L’attestazione documentaria del nome è invece nel 1040-41 TREXOBLO,nel 1186 TRIXOBLO, nel 1202-1206 TREXOBLIO o TREXOBLO, nel 1283-1289 TRISOBIO. Affascinante la tesi del Prof . Geo Pistarino, secondo cui il paese potrebbe avere origini antichissime, addirittura etrusche, come dimostrerebbe il suffisso “TAR” di evidente derivazione etrusca.
Le prime notizie attestate da documenti riguardano un anno imprecisato tra il gennaio del 1023 ed il gennaio del 1033, quando il vescovo d’Acqui Durone, fondando o rifondando il monastero di San Pietro nel suburbio della Città , oltre il torrente Medio, gli costituì un patrimonio con l’assegnazione di sei Chiese con relative decime e pertinenze:San Tommaso di Meciano ,Sant’Andrea in piovere di Cassine, Santa Croce di Stremi, Sant’Angelo di Castenuovo (Bormida), Santo Stefano di Trisobbio, San Salvatore di Carpeneto. Si tratta di un complesso di insediamenti lungo il basso corso della Bormida, sulla riva sinistra e sulla riva destra, alcuni dei quali (Stremi e Trisobbio) sono di antichissima età.

In epoca medioevale Trisobbio ha un suo proprio sistema di pesi e di misure, con lo staio per le misure terriere.

Quanto ai rapporti che i trisobbiesi hanno con l’area del mare, sappiamo che essi potevano raggiungerla lungo due percorsi:per Stremi, Acqui e la Via Aemilia Scauri fino a Vado, oppure per Ovada-Genova, lungo la Valle Stura. I rapporti di Trisobbio con Genova attraverso Ovada e la Valle Stura sono ben documentati nei primissimi anni del duecento. Il passaggio di Ovada sotto un governo genovese poi, intensificò i rapporti di Trisobbio con la superba.
Nel 1300 Trisobbio si trova insieme con Morsasco, Rocca Val d’Orba (Rocca Grimaldi), Cremolino e Ovada nel complesso dei beni che Antonio e Isnardo Malaspina ereditarono dal padre Tommaso, e dei quali Isnardo in pochi anni si impadronì totalmente.
Troviamo in seguito Trisobbio insieme con Morsasco e Visone nel complesso dei beni posseduti da una grande famiglia Acqui: quella dei Boccaccio, a proposito dei quali i signori Aloisio e il “capitaneus” Innocenzo nominano, il 6 maggio 1479, un procuratore al fin della riscossione dei proventi derivati dai possessi terrieri e dagli altri beni che il loro rispettivo padre e avo già possedeva da tempo nei relativi borghi.

Trisobbio costituisce una sorta di cerniera nei rapporti tra la Valle d’Orba (dove si addensano le proprietà dei Malaspina) da un lato, e la Valle Bormida (dove si trovano i beni dei Boccaccio) dall’altro.

Nel 1531, in seguito al matrimonio di Violante Malaspina, ultima della famiglia, con il conte Giovanni Battista Londrone, Trisobbio, insieme con Morsasco, Carpeneto, Cavatore, Orsara, Cremolino e altre località dell’Alto Monferrato e della Liguria passò ai Londrone.

Dopo il passaggio del Monferrato ai Gonzaga di Mantova nel 1536, il territorio, devastato dalla guerra franco-spagnola, subì il taglio di nuovi e vecchi feudi che i Gonzaga misero in vendita tra il 1500 e il 1600, concedendo titoli nobiliari a ricchi signori, mantovani o genovesi. Così Gian Battista Spinola fu signore di Trisobbio.

I possessi feudali degli Spinola fecero dell’Alto Monferrato, nella seconda metà del XVI secolo, un grosso blocco feudale della presenza territoriale ed economica genovese secondo il concetto dell’organizzazione del potere come conduzione di un’azienda mercantile anche entro i confini giuridici di un altro stato.

I decenni seguenti videro il Monferrato impegnato in alterne vicende: il trapasso dei territori alla casa di Mantova, la primaguerra di Successione in Monferrato (1612-1617) e la seconda (1627-1631) , conclusasi con la pace di Cherasco ed acquisti territoriali di Vittorio Amedeo I, successore di Carlo Emanuele.

Nel 1708 il Monferrato venne assegnato da Giuseppe d’Asburgo a Vittorio Amedeo di Savoia.

Arriviamo al 1745 quando, durante la guerra di Successione Austriaca (1740-1748) Trisobbio fu occupata dalle truppe francesi del maresciallo Mailebois, come erano state occupate Acqui, Visone, Morsasco e Cremolino, mentre le truppe austro-sarde si erano stabilite ad Ovada, san Cristoforo, Parodi, Montaldeo, Castelletto e Silvano. Successivamente i Francesi si erano spinti su Rivalta, Orsare, Montaldo, Carpeneto e Rocca Grimalda, mentre gli austro-sardi sulla sinistra dell’ultimo tratto del Tanaro.

La pace di Aquisgrana, nel 1748 segnò la fine della guerra di Successione Austriaca, con la vittoria sui francesi. La ricostruzione materiale e il riordinamento del Piemonte e quindi del Monferrato non furono cosa semplice. La situazione peggiorò con Vittorio Amedeo III (1773-1796) che tuttavia non potè evitare che le idee riformatrici della nuova Francia arrivassero anche in Piemonte e in Monferrato.

Nel 1792 le comunità di Trisobbio è chiamata a procedere alla designazione di due soldati per la formazione del reggimento provinciale d’Acqui. Anche il piccolo borgo è sempre più coinvolta nella spirale di guerra tra il Regno di Sardegna e la Francia. Vengono a mancare le braccia per il lavoro nei campi, mentre diminuisce la produzione di beni in loco, nel trisobbiese come nei territori circostanti.

La vittorie napoleoniche, proprio in Alto Monferrato, del 1796, a Cairo Montenotte, a Millesimo e a Dego, concludono un periodo di storia anche in Trisobbio, che segue la sorte del Regno Sardo nel trionfo napoleonico, nella Restaurazione, nella formazione dell’ unità italiana del 1861.

Nel 1781 nasce in Trisobbio, Giovanni Boccaccio. Egli si arruolò nell’Armata d’Italia, nell’autunno del 1800, dopo la battaglia di Marengo. Il re Vittorio Emanuele I, per fronteggiare l’accattonaggio, il brigantaggio e la delinquenza originata dalla povertà diffusa causata dal periodo di guerre di cui il Piemonte era stato teatro, costituisce il “Corpo dei Carabinieri Reali”, composto di volontari i quali dovevano impegnarsi a far rispettare le leggi. Giovanni Boccaccio accetta l’interpellanza reale di transitare dall’Armata al neo costituito corpo.

Assegnato alla stazione di Limone Piemonte, in provincia di Cuneo, il 22 aprile 1815 inseguendo dei banditi fuggiti dal carcere penale di Cuneo, venne ucciso. Era il 23 aprile del 1815 ed il Carabiniere Giovanni Boccaccio di Trisobbio, fu il primo caduto dell’arma dei carabinieri, mentre adempiva al suo dovere.